L'edizione 2024 dell'Annuario statistico "Commercio estero e attività internazionali delle imprese", realizzato dall'Istat in collaborazione con ICE, mostra un quadro del commercio estero italiano che suscita riflessioni critiche, nonostante alcuni segnali di crescita.
Nel 2023, il commercio mondiale di beni ha subìto una riduzione del 4,6% rispetto all'anno precedente, influenzato da una diminuzione sia nei valori medi unitari che nei volumi scambiati. Parallelamente, il commercio di servizi ha visto un aumento significativo del 9,0% a livello globale.
Focalizzando l'attenzione sull'Italia, il valore delle esportazioni in euro è rimasto stabile grazie a un incremento nelle vendite di beni strumentali e di consumo non durevoli, bilanciato però da una riduzione nell'export di beni intermedi ed energia.
Le importazioni, d'altro canto, hanno registrato una diminuzione del 10,4%. Di conseguenza, il saldo commerciale italiano è tornato positivo, con un valore di 34,4 miliardi di euro.
Nel 2023 la Germania si conferma il principale mercato di sbocco delle esportazioni italiane, con una quota dell’11,9% dell’export nazionale. Stati Uniti e Francia si collocano al secondo e al terzo posto tra i paesi partner, con quote pari, rispettivamente, al 10,7% e al 10,1%; seguono Spagna (5,3%), Svizzera (4,9%) e Regno Unito (4,2%).
Tra i principali paesi, i mercati di sbocco più dinamici (incremento della quota sulle esportazioni nazionali superiore a 0,2 punti percentuali rispetto al 2022) sono Cina e Stati Uniti; all’opposto, quelli meno dinamici, per i quali si registrano le più ampie riduzioni della quota sull’export nazionale, sono Belgio e Germania.
Per effetto dei divieti di esportazione previsti nei diversi pacchetti sanzione verso la Russia adottati dall’Ue, si riduce ulteriormente la quota delle esportazioni italiane verso la Russia (0,7%), dopo la caduta rilevata nel 2022, quando la quota era scesa allo 0,9% dall’1,6% dell’anno precedente.
Tra i gruppi di prodotti manifatturieri in cui l’Italia detiene nel 2023 le maggiori quote sulle esportazioni mondiali di merci si segnalano:
- materiali da costruzione in terracotta (22,40%);
- cuoio conciato e lavorato, articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria, pellicce preparate e tinte (13,46%);
- pietre tagliate, modellate e finite (13,34%);
- prodotti da forno e farinacei (12,75%);
- prodotti vegetali di bosco non legnosi (11,32%);
- articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (10,32%);
- tubi, condotti, profilati cavi e relativi accessori in acciaio, esclusi quelli in acciaio colato (10,02%) e
- altri prodotti della prima trasformazione dell'acciaio (9,88%).
Quanto al dato geografico, nel 2023, l'export italiano ha mantenuto un valore complessivamente stabile, nonostante notevoli disparità regionali. Le regioni meridionali come Campania, Calabria e Molise hanno registrato aumenti significativi nelle esportazioni, mentre Sardegna, Valle d'Aosta e Sicilia hanno subito cali marcati.
L'export dal Sud Italia è cresciuto del 16,9%, mentre quello dall'Italia nord-occidentale è aumentato solo del 2,4%.
In contrasto, le esportazioni sono diminuite nell'Italia nord-orientale e centrale e hanno visto una forte contrazione nelle regioni insulari. In ogni caso, la maggior parte delle esportazioni continua ad originarsi dalle regioni del Centro-nord, che rappresentano l'87,7% del totale nazionale, con Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto come principali contribuenti. Rispetto al 2022, la quota di esportazioni è aumentata per il Sud e il Nord-ovest, mentre è diminuita per le Isole, il Centro e il Nord-est.
Nonostante ciò, un dato preoccupante emerge dalla diminuzione del numero degli operatori economici che hanno esportato: da 137.993 nel 2022 a 137.055 nel 2023. Questo indica che, sebbene il valore economico delle esportazioni sia cresciuto, il numero di imprese che effettivamente partecipano ai mercati esteri si è ridotto.
Inoltre, il 46,4% delle imprese esportatrici si concentra su un unico mercato estero, limitando così la diversificazione e potenzialmente aumentando la vulnerabilità alle fluttuazioni di quel mercato.
In sintesi, mentre l'Italia mostra una resilienza in termini di valore delle esportazioni, la riduzione nel numero di imprese attive all'estero e la concentrazione su pochi mercati rappresentano sfide significative per il tessuto economico nazionale.
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