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Emirati Arabi Uniti. Le opportunità per il Made in Italy

Ott 30 2020

Autore: Stefano Rossi

I rapporti tra Italia ed Emirati Arabi Uniti (EAU) sono, da molti anni, ottimi sia da un punto vista politico che culturale (grazie anche alla recente apertura ad Abu Dhabi del primo Istituto Italiano di Cultura nell’area del Gulf Cooperation Council – GCC) ma anche dal punto di vista della cooperazione scientifica e delle relazioni commerciali.

Stefano Rossi

In particolare, come sottolineato da Info Mercati Esteri, “la rilevanza delle relazioni commerciali tra Italia ed EAU è evidenziata non soltanto dal valore delle nostre esportazioni (4,6 mld di euro nel 2019, che ne fanno il nostro 21^ mercato), ma anche da quello del saldo commerciale a nostro favore (3,7 mld di euro)” (fonte: www.infomercatiesteri.it).

I dati sono confermati dal Rapporto Export 2020 di Sace, in cui si legge che le esportazioni italiane verso gli EAU sono per lo più “concentrate nel raggruppamento dei beni di consumo (pari a 1,8 mld di euro), che registrano il tasso di crescita migliore nel 2019 (+3,2%) sostenuti dall’elevato reddito pro capite emiratino (61 mila dollari, ma con punte superiori negli emirati di Dubai e Abu Dhabi)” (fonte: Open (again). Una ripartenza all’insegna dell’export - Rapporto Export 2020 Sace).

Considerato il calo fisiologico dell’export nel 2020, secondo Sace le esportazioni italiane verso gli EAU dovrebbero beneficiare di un vero e proprio balzo nel 2021. In particolare, la meccanica strumentale, quasi 1 mld di euro, potrebbe crescere del 21% nel 2021. Ma anche i prodotti di consumo del comparto alimentare che, sebbene subiscano la contrazione globale (-8,4% nel 2020), avranno prospettive positive per gli anni a seguire, grazie all’elevato reddito pro capite e all’effetto Expo di Dubai: +11,5% nel 2021 e +7,1% in media tra il 2022 e 2023” (fonte: Open (again). Una ripartenza all’insegna dell’export - Rapporto Export 2020 Sace).

Gli EAU sono, però, un’area da prendere in considerazione non solo per progetti di export diretto (o indiretto) ma, altresì, per progetti di internazionalizzazione più strutturati.

Grazie ad una legislazione particolarmente favorevole per gli investimenti esteri diretti (anche sotto il profilo fiscale), nella prima metà del 2020, nonostante la pandemia, nella sola Dubai sono stati effettuati investimenti stranieri per 12 miliardi di dirham (circa 2,75 miliardi di euro), per un totale di 190 progetti (fonte: Agenzia Nova).

La Dubai Investment Development Corporation, organismo legato al Dipartimento per lo sviluppo economico di Dubai, ha rilevato che il 25% dei capitali proviene dagli Stati Uniti, seguiti dalla Francia (18%), il Belgio (9%), il Regno Unito e la Cina (entrambi all’8%).

Considerando, però, le prospettive di crescita negli scambi commerciali, la possibilità di accesso delle nostre imprese ai progetti infrastrutturali e le prospettive di una maggiore partecipazione italiana al settore finanziario locale, gli EAU possono essere annoverati sicuramente tra i mercati su cui anche il Made in Italy può puntare nei prossimi anni (con un occhio di riguardo principalmente ai settori delle costruzioni, prodotti alimentari, articoli di abbigliamento, energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata, anche da fonti rinnovabili, macchinari e apparecchiature).

Tutti questi temi, e gli step necessari ad avviare un business negli EAU, saranno oggetto di approfondita analisi durante il prossimo webinar, organizzato dallo Studio EXP Legal, dal titolo “Business Focus: Emirati Arabi Uniti” previsto per mercoledì 11 novembre, ore 15.00-16.00 (per maggiori informazioni scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; per iscriversi e partecipare al webinar: clicca qui).

Esperti e lungimiranti, pronti ad andare oltre le barriere e le convenzioni, aperti a sperimentare nuovi ambiti professionali, attenti all'Italia e al mondo.

       

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